Elogio dell’imperfezione

“Elogio dell’imperfezione” è il titolo dell’autobiografia di Rita Levi Montalcini, lo sapevi? Io no, fino a quando non mi è venuto in mente questo incipit per il mio articolo e mi sono messo a cercare su Google chi ci potesse essere arrivato prima. Vabbè, sono arrivato secondo.

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Comunque mi ha incuriosito scoprire di cosa parlassero le memorie di questa incredibile italiana divenute il racconto di una vita di conquiste e anticonformismo: dall’infanzia e gli studi in quella città “monarchica, fluviale e regolare” che sembra incoronata dalle Alpi nelle più serene giornate di sole invernali (oltre che patria del gianduiotto), alla scoperta del Nerve Growth Factor (Fattore di Crescita Nervoso) alla Washington University di St. Louis.

Una vita dedicata al progresso umano consacrata nel 1986 con il Premio Nobel per la medicina e la fisiologia.

Visto che all’atteggiamento illuminato e determinato di Rita dobbiamo una fondamentale rivoluzione nelle neuroscienze e ancor di più un esempio incredibile di affermazione del pensiero libero e del genio femminile, il titolo ha un significato di certo superiore che si rivela in questa frase.

“Né il grado di intelligenza né la capacità di eseguire e portare a termine con esattezza il compito intrapreso sono i fattori essenziali per la riuscita e la soddisfazione personale. ”

E cosa conta di più per Rita te lo rivelerò al fondo.

Ora completa la frase:

“Prima di pubblicare la relazione / aprire il mio nuovo locale / invitare ospiti da me devo assicurarmi che tutto sia _________________”

Magari potresti aver risposto “accattivante”, “di loro gradimento”, “controllato”.

Mi sa che però ti è venuto subito in mente “PERFETTO”.

Chissà perché immaginiamo che le persone di maggior successo facciano tutto in modo perfetto, e che puntare alla perfezione sia prioritario.

In realtà è una grossa bufala.

Non grossa e ruminante così, ma quasi, eccotene tre motivazioni:

  1. Ognuno di noi ha un modo diverso di intendere la perfezione, quindi “PERFETTO NON ESISTE” in modo assoluto e univoco.
  2. Le persone eccessivamente attente a volersi mostrare perfette ci piacciono inconsciamente meno, perché non sembrano voler accettare un aspetto della nostra umanità piena di imperfezioni e per questo adorabile (sono i piccoli difetti in mezzo a grandi pregi a renderci unici).
  3. La vera magnificenza, o maestria, o grandezza è sempre intrisa di vulnerabilità, è chi le ha passate tutte pur di farcela  e fare del suo meglio che ci attrae.
  4. Il perfezionismo crea ansia da prestazione e spesso fa perdere tempo prezioso: “better rough and done, than perfect and out of time” direbbe qualche tycoon (magnate, non magnaccia) anglofilo, e sicuramente lo diceva Bill Gates prima di lanciare sul mercato una nuova versione di Windows o MS Office, così piene di bachi che servivano duecento aggiornamenti prima di ritrovarsele perfettamente antiquate.

PERFETTO NON ESISTE, ESISTE “FATTO, E MIGLIORATO”!

(Non so se ti sei accorto che l’elenco ha quattro punti, e non tre come anticipato, se SI’ allora sei veramente attento, complimenti, se NO, allora vuol dire che sei preso dai concetti e non dal tenere i conti, complimenti uguale) :-))

E se vuoi dei suggerimenti per disfarti in modo eccelso di una perfezione controproducente, eccotene tre, TRE sul serio:

  1. In ogni specifica situazione o per ogni lavoro da completare definisci bene il tuo livello di perfezione accettabile e fattibile nei tempi (pensa a lanciare Windows 11 senza grossi intoppi il mese prossimo e non a finire la Cappella Sistina con miliardi di dettagli prima di morire).
  2. Datti da fare per conoscere di più e meglio le persone per cui vuoi mostrarti perfetto. Chiediti per ciascuno di loro, se possibile:
  • “Che problema prioritario ha che posso aiutare a risolvere?”
  • “Quali sono i suoi valori?”
  • “Cosa apprezza di più veramente?”
  • “Cosa vuole di più subito, e cosa dopo?”
  • “Cosa posso inventarmi che lo sorprenda e lo delizi?” e soprattutto
  • “Come posso fare in modo che il mio lavoro comunichi con lui in un modo che lo costringa a fermarsi e a dedicarmi totale attenzione?”

3. TRE Esplora modi nuovi per aggiungere un pizzico di te e di vulnerabilità al tuo modo di porti. Quando da giovane suonavo il piano e preparavo concorsi, esami, saggi e concerti (guai fare qualcosa per diletto e senza pretese) morivo dall’ansia di non eseguire in modo perfetto i passaggi più impestati, di fare errori e “non mi passava più” al pensiero di salire su un palco illuminato in una sala buia, affollata e silenziosa mentre i miei compagni di scuola magari erano già in vacanza. Essere spennato vivo mi sembrava più piacevole del sistemare l’altezza della panca, reggere a quell’attenzione silenziosa della platea, guardare la tastiera e chiedermi se le mie mani si sarebbero ricordate un miliardo di note, o si sarebbero incartate in qualche arpeggio.

Questi pensieri fanno smettere in molti, perché doversi esibire e subire i giudizi del pubblico? All’epoca non sapevo niente di PNL e mi motivavo come un boia motiva i suoi clienti. :-)))Avevo solo la fortuna che “smettere” non esiste nel mio dizionario, e che il mio insegnante dell’epoca Giuseppe Massaglia (per fortuna gran donnaiolo oltre che concertista, o viceversa?) credeva nel mio talento e nel mio impegno. Fu lui a spingere i miei a mandarmi per un periodo fortunato a perfezionarmi con la sua maestra, Maria Golia (una delle più grandi pianiste del secondo dopoguerra e indimenticabile insegnante al Conservatorio di Torino). Era esuberante ed estremamente pretenziosa dagli allievi che sceglieva di seguire e mi insegnò che le sbavature ci possono anche stare, e risultano anche impercettibili a patto che l’interpretazione e la tecnica siano strabilianti, appassionati e coinvolgenti, insomma che tu ci abbia messo tutto te stesso. Fu una delle più grandi lezioni della mia vita.

PERFETTO NON ESISTE, ESISTE PERFEZIONARE LA TECNICA ESECUTIVA E METTERE TUTTA L’ANIMA NELL’ESECUZIONE.

Ti lascio a riflettere, tu sai a cosa può esserti utile, e magari lascia che il tuo inconscio frulli un po’ per i fatti suoi, prima di farti balenare qualche scintilla in mente.

PS Per Rita Levi Montalcini contano maggiormente la totale dedizione e il chiudere gli occhi davanti alle difficoltà.