“Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle di giganti” (Isaac Newton)
Questa frase è il tocco di classe con cui Newton suggella la lettera scritta a Robert Hooke il 5 febbraio 1676 prendendolo per i fondelli a proposito della loro diatriba sull’ottica e la teoria dei colori (tant’è vero che i due da quel momento non si parlarono né scrissero mai più). Beghe tra big della scienza, come quella tra il mago Houdini e sir Conan Doyle, di cui ho parlato in un precedente articolo.
Prova a rispondere a questa domanda da un milione di dollari (del Monopoli): secondo te questa frase di Newton è tutta farina del suo sacco?
No.
L’immagine deriva dalla mitologia greco-romana ed ha il sapore di una telenovelas ante litteram: il gigante Orione (così detto perché nato grazie all’aspersione dell’orina di Giove, Nettuno e Mercurio su di una pelle sacrificale di toro) fu accecato dal re Enopio per averne sedotto la figlia Merope. Fuggito privo di vista sull’isola di Lemno, Orione rapì impunemente l’apprendista del dio Efesto, Cedalione, e mettendoselo in spalla si fece guidare ad est, dove sedusse pure la splendida Eos, dea dell’aurora. Grazie all’amore di questa dea, il gigante “teleguidato” riottenne in dono la vista dal fratello di Eos, il dio del sole Helios. Insomma una storia di orina, rapimento ed estasi, per farla breve.
E il primo a sfruttare questa metafora sarebbe stato Bernardo di Chartres, infatti Giovanni da Salisbury nel suo Metalogicon del 1159 scrive:
“Dicebat Bernardus Carnotensis nos esse quasi nanos, gigantium humeris insidentes, ut possimus plura eis et remotiora videre, non utique proprii visus acumine, aut eminentia corporis, sed quia in altum subvenimur et extollimur magnitudine gigantea.”
Lo so che capire quattro righe in latino non è il tuo massimo desiderio a quest’ora, ma eccoti la traduzione ad aiutarti:
“Diceva Bernardo di Chartres che siamo come nani assisi sulle spalle dei giganti, cosicché possiamo vedere più cose e più lontano di loro, non perché abbiamo una vista più acuta o altra particolarità fisiologica, ma poiché siamo sollevati più in alto dalla loro mole gigantesca.”
Se la frase “salire sulle spalle di giganti” ti è chiara, sei pronto a leggere questi 15 suggerimenti e farli tuoi:
- Lavora molto, divertiti di più.
- Prova di tutto, ma metti in atto solo quello che funziona meglio.
- Fidati della tua pancia e restale fedele.
- Tieniti strette solo le relazioni che ti rinforzano e ti arricchiscono.
- Vendi solo il meglio di te stesso, e solo i tuoi migliori prodotti.
- Costruisci qualcosa più grande di te stesso, per una causa più grande di te.
- Allineati con i migliori esperti, e assumi un executive coach.
- Crea sistemi di gestione che amplifichino i tuoi doni e le tue abilità, e che soprattutto funzionino bene per come rendi al meglio tu.
- Si vive di marketing e vendite. Il marketing diffonde il messaggio di quanto vali, e le vendite consentono alle persone di comprare quel messaggio.
- Prendi decisioni in fretta, e cambia idea lentamente. E soprattutto cerca decisioni, non scuse.
- Gestisci le tue priorità: fai subito quello che importa di più.
- Produci incessantemente: ogni giorno aiuta col tuo lavoro chi ha bisogno del tuo valore e ti ricompensa per questo.
- Non lo fai per il denaro, lo fai per servire la gente. Chiediti: “Come faccio a trasferire più valore a più persone in meno tempo?”
- Miglioramento continuativo: studia, applica, innova, esercitati ogni giorno.
- Chiedi continui feedback a persone fidate ed esperte: i migliori feedback, anche se critici e spiacevoli, sono il pane dei campioni.
Cosa ne pensi? Se condividi sulla tua bacheca queste lezioni, porta bene!
un caro saluto, Massimo
(queste frasi sono estrapolate da interviste, discorsi e articoli di giovani multimilionari per lo più americani come il CEO di Under Armour, quello di Cinnabon, Kenneth Cole, Life is Good, Daniel Ally, ecc…)